mercoledì 31 luglio 2013

Nuove direttive da parte del Garante per quanto attiene allo Spam

"Prescrizioni per il trattamento di dati personali per finalità di marketing, mediante l'impiego del telefono con operatore, a seguito dell'istituzione del registro pubblico delle opposizioni" 

http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/2542348

per chi ancora crede di poter mandare mail (spam).

giovedì 25 luglio 2013

La liberalizzazione del Wi-Fi nel decreto del governo


Ancora poco e potremo usufruire di un wi-fi libero è statoapprovato un emendamento che elimina e chiarisce vincoli ed obblighi per tutti coloro che vogliono offrire accesso pubblico alla rete Wi-Fi.

Ormai per la liberalizzazione del wi-fi la strada è segnata ed è solo questione di tempo, ma con il governo che ha posto la fiducia sul decreto è molto poco probabile che cambi qualcosa.

L' articolo 10 del Decreto Fare cita testalmente:
L’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite rete WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori. Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l’articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° gennaio 2003, n.259 e successive modificazioni, e l’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni.

In questo testo che non è quello ufficiale presentato tempo addietro si evince che è stata abrogata la parte dell’art. 10 dove si faceva riferimento agli obblighi di registrazione degli IP e dei Mac Address. Inoltre, chi offrirà il wi-fi pubblico non sarà più tenuto a conservare alcun tipo di dato degli utilizzatori.

Insomma se viene rispettato, questo articolo apre nuove strada sulla gestione della rete mondiale, adesso però aspettiamo di vedere come verranno effettuati i controlli per determinare il rispetto dell'articolo e la sicurezza della reti, comunque un grande passo avanti per un paese civile.

giovedì 18 luglio 2013

L'unione europea contro gli attacchi informatici.

Al dire il vero prima le pene si faceva addirittura fatica a capirle da oggi invece vi sono pene più severe per i gli attacchi informatici nell’Unione europea. In particolare se la cosa riguarda le operazioni online e quindi le reti nazionali per capirci ad esempio il furto dai server di dati sensibili. 

Prima novità molto importante è la risposta alle richieste di collaborazione che deve arrivare entro e non oltre le otto ore, che comunque ci sembra ancora tanto ma è meglio di prima. 
La aspettavamo da tempo, otto anni epr la precisione, ma finalmente queste regole piacciano o meno prendono in considerazione una serie di attacchi da quelli più comuni alle operazioni criminose nel vero e proprio senso della parola.

In proposito riportiamo la dichiarazione di Cecilia Malmström, Commissario Ue agli Affari interni:

“ È un passo importante per promuovere la difesa dell’Europa contro i cyberattacchi. Gli assalti contro i sistemi informatici rappresentano una continua sfida per imprese, governi e cittadini. Possono causare gravi danni e minare la fiducia degli utenti nella sicurezza e affidabilità di Internet”. Gli Stati membri dovranno rispondere con rapidità alle urgenti richieste di aiuto nel caso di cyberattacchi, migliorando così la collaborazione tra giustizia e forze di polizia a livello europeo. Insieme con il lancio del Centro europeo per il Cybercrime e l’adozione della strategia europea di cyber-security, la nuova direttiva rafforzerà la nostra risposta ai crimini informatici e contribuirà a migliorare la sicurezza per tutti i nostri cittadini”.

Come sempre adesso aspettiamo (e speriamo che l'Italia non sia sempre in ritardo) che le nazioni recepiscano tale direttiva e che siano più veloci dei classici due anni per emanare le leggi nazionali.

E' importante vedere che nel recepire questa direttiva gli stati membri non potranno scendere sotto alcune soglie per le pene, come ad esempio non potranno andare sotto i due anni nei casi di accesso illecito ai sistemi di informazione.............. e addirittura non potranno scendere sotto i tre anni per l'uitilizzo delle botnet.

lunedì 15 luglio 2013

Kolst continua a fare danni

Continua la telenovella di Kolst.

Arrivano mail che dicono che il problema è stato risolto, ma non è vero, in più adesso non rispondono nemmeno al telefono.

Naturalmente anche se la ricerca di google stamane dichiarava che sul sito non vi erano malware adesso strnamente ne sono usciti ben due. Viene da chiedersi e come mai lo strumento di google stamane, quando già c'era il problema, non li aveva rilevati?

Abbiamo scritto anche ai lroo certificatori, ma naturalmente nessuna risposta omerta assoluta.

Lancio un concorso vediamo chi indovina la prossima mossa, al vincitore verrà mandato tutto il carteggio con questi signori più la nostra software selection per individuare il miglior gestore su questotipo di servizi.

A presto il nome del vincitore. 

Attenti a KOLST

Attenti a questa azienda che offre servizi hosting e quanto altro è possibile in questo campo.

Da stamattina un bel pò di siti se acceduti tramite google chrome si vedono bloccati per un errore relativo a malware, che però non sono sul sito dove si vuole andare ma semplicemente sono sulla piattaforma di kolst.

Quello che ci dispiace di più è che stiamo monitorando il sito della casa in questione e purtroppo non vediamo nessun messaggio in merito, ma ancor più brutto è che non rispondono ai ticket.

Agli internauti il messaggio è di stare tranquilli su tutti i siti che abbiamo navigato e sulle pagine dei webmaster di google non risulta nessun virus.

Purtroppo la professionalità non sempre viene riscontrata in tutti e quindi occorre aspettare o decidere di spostarsi su altri hosting.

Di seguito l'immagine che avete se provate ad accedere a siti che risiedono su questa piattaforma
a questo punto ci viene da pensare ma la certificazione di qualità come le pagine del sito kolst che indicano ottimi servizi, dove e con chi possiamo verificare l'attendibilità di questi dati?


mercoledì 10 luglio 2013

Un nuovo virus su WhatsApp


Sono ormai già un po di giorni che WhatsApp Messenger è attaccato da un virus niente male.

In soldoni vi si aggiunge ai contatti un nuovo contatto che si chiama Priyanka e che se vuole provoca seri problemi al vostro smartphone.

in sostanza Il virus si attiva una volta che aprite la scheda informativa del contatto da questo momento il virus inizierà a rinominare tutti i vostri contatti e i relativi gruppi con la dicitura “Priyanka“.

L'unico vero consiglio è di far girare il più possibile questa notizia e di non aggiungere ai vostri contatti questo nuovo contatto. Come già detto altre volte sarebbe poi meglio e cosa saggia non attivare le sincronizzazione dei contatti.

Al momento l'unico metodo per pulire il vostro smartphone se avete questo contatto è cancellare WhatsApp e reinstallarlo.

lunedì 1 luglio 2013

E-waste. Ma di cosa stiamo parlando.

Partendo dalla segreteria telefonica attraverso il fax e l’agendina elettronica fino ad arrivare al personal computer forse in pochi ci hanno pensato ma nella “spazzatura” arrivano una mole di dati privati e sensibili da far inorridire qualsiasi politica di Privacy.
E’ indubbio che la tecnologia ha arricchito le possibilità di tutti noi di essere sempre in contatto e soprattutto di essere sempre pronti a rispondere a qualsiasi esigenza lavorativa e non.
Non ci dilungheremo sul ciclo di vita di questi apparecchi elettronici e soprattutto sul quando questi stessi possono essere definiti vecchi ed inservibili, ma vorremmo analizzare a fondo cosa succede quando non li usiamo più.
Il termine oggi in voga per definire questa spazzatura elettronica è “e-waste”, cioè “rifiuti elettronici” o “spazzatura tecnologica”. Stiamo parlando di una vera montagna di rifiuti elettronici, si calcola che, in media, ogni cittadino europeo produce in un anno 20 kg di e-waste. Valore destinato a crescere nei prossimi anni con una stima che vede nel prossimo quinquennio un aumento che varia da un minimo del 16% sino ad un massimo del 28%.
In Italia, ogni anno si producono 6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, cifra che da sola basterebbe a far capire che siamo di fronte ad un problema le cui dimensioni non sono banali
Da questa premessa nascono almeno due tipi di considerazioni:
  • la prima e più importante, è sicuramente l’impatto del e-waste per l’ambiente, ma lasciamo questo aspetto agli esperti di settore potendo solo garantire la nostra attenzione massima in fase di smaltimento di questi rifiuti.
  • La seconda molto meno importante a livello mondiale ma di sicuro impatto legislativo/informatico è la gestione dei dati che si bruciano, non sapendo in che mani vanno se qualcuno li recupera e soprattutto come verranno poi usati.
Un Buco della Privacy? No stavolta no, ed anzi il garante ne ha già in passato dato comunicazioni a riguardo, stavolta il vero buco sta tra i costruttori che non inseriscono software sui computer per la cancellazione dei dati, ma ancor peggio fanno i proprietari di tutti questi apparecchi che non si curano di dismettere il pc piuttosto che l’agenda elettronica o il cellulare senza prima provvedere alla cancellazione dei dati.
Sembra assurdo pensare ai dati di tutti questi oggetti elettronici, viene da dire che cosa ci troveranno mai di particolare nella mia spazzatura? Nella mia forse poco ma pensiamo un attimo a cosa succede quando una amministrazione locale o centrale che sia (dal piccolo comune al grande ministero) dismette i propri Personal Computer.
I grandi uffici, come le pubbliche amministrazioni rinnovano il proprio parco macchine ogni tre anni, tenendo presente che nell’oltre 77% dei casi chi acquista non distrugge i vecchi elementi elettronici mali dona a:
  • associazioni e/o fondazioni,
  • scuole e chiese,
  • o su tutte li restituisce avendoli originariamente presi in leasing.
Sicuramente nei primi due punti dobbiamo lodare l’azione ed il fatto che con ciò si prolunga la vita di questi elementi e-waste, riducendo l’impatto ambientale, ma purtroppo solo il 4% dei computer donati hanno preventivamente subito azioni di pulizia dei dati sul disco.
La cancellazione definitiva e permanente dei propri dati è fondamentale per evitare che informazioni sensibili possano essere recuperate.
Anche la commissione che si occupa della sicurezza dei dati, lo European Data Protection Supervisor si sta interessando all’argomento, tanto da chiedere già in passato che alla direttiva sullo smaltimento dei rifiuti elettronici venissero collegate misure atte e sufficienti a garantire l’effettiva cancellazione dei dati personali dai dispositivi dismessi.
Occorre quindi assicurare maggiore privacy in fase di gestione delle apparecchiature elettroniche a fine vita.
Viene così rivisitata l’attuale direttiva 2002/96/Ce, aggiungendo obblighi volti a gestire la vita dei dati contenuti su dispositivi elettronici dismessi. Procedura fondamentale in particolar modo nei casi direimpiego e di riciclaggio dei Raee.
Il Garante Privacy italiano aveva già dato indicazioni sulla protezione dei dati ai soggetti coinvolti nella filiera Aee-Raee (provvedimento generale 13 ottobre 2008).
la cancellazione sicura interessa tutti coloro che si servono di p.c., e comunque di apparecchiature elettronica in grado di memorizzare dati, parliamo quindi tanto delle aziende pubbliche e private quanto dei professionisti e dei cittadini comuni che possono cosi correre il rischio di far conoscere i propri dati sensibili.
Il Garante in proposito è già intervenuto (e questo dovrebbe accendere a tutti la famosa lampadina pensando che recuperare dati da dispositivi elettronici da dismettere non è una pratica inconsueta) stabilendo che tutti devono provvedere alla cancellazione dei dati personali contenuti nei pc e altri supporti che li conservano prima di disfarsene.
Ricordiamo a tutti che occorre, per essere certi del risultato, della distruzione fisica per quanto riguarda i CD-ROM e i DVD-R e per quei pochi ancora in uso anche dei floppy disk, mentre occorre affidarsi quanto meno a tecniche software come ad esempio “wiping program” (programmi di pulizia) o “file shredder” (distruttori di scheda), questi software permettono la scittura ripetuta nelle zone vuote dell’hard disk attraverso sequenze casuali di cifre binarie che hanno lo scopo di impedire il ripristino delle informazioni anche utilizzando software specifici per il recupero dei dati.
Per i meno esperti o comunque per chi non sa gestire software particolari si può sempre utilizzare la pratica dellaformattazione “a basso livello” che permette la cancellazione rapida delle informazioni.